Nei tempi moderni è in forte crescita la consapevolezza riguardo ai problemi ambientali, per questo motivo molti oggetti d’uso comune hanno di recente subito una trasformazione. In particolare, sotto al mirino oggi troviamo la plastica, materiale ritenuto responsabile di seri danni ambientali che stiamo rimpiazzando con nuove soluzioni più “green”.

I vecchi sacchetti per la spesa, che possono restare nell’ambiente fino a 1’000 anni prima di dissolversi e sono in parte responsabili delle cosiddette isole di plastica, sono stati sostituiti dalle moderne shoppers biodegradabili.

Grazie ai regolamenti entrati in vigore nel 2018, infatti, la maggioranza delle aziende e piccole attività di ogni genere hanno dovuto affidarsi a nuovi strumenti, al fine di ridurre al minimo il danno ambientale mantenendo tuttavia invariata la qualità del servizio offerto.

In particolare, la scelta di utilizzare sacchetti biodegradabili non solo riduce drasticamente l’inquinamento dei mari, ma rappresenta anche una scelta davvero economica e funzionale nel pieno rispetto delle correnti normative europee.

Cosa sono gli shoppers biodegradabili?

Tutti quanti li abbiamo visti e maneggiati almeno una volta, alla cassa di un supermercato: proprio come suggerisce il nome, le shoppers biodegradabili sono sacchetti realizzati con l’ausilio di materie vegetali e per questo caratterizzati da un bassissimo impatto ambientale. Sono le buste che utilizziamo solitamente per trasportare la spesa, per confezionare frutta e verdura oppure la carne acquistata in macelleria.

La loro diffusione è piuttosto recente, risale infatti alla legge sulla tutela ambientale entrata in vigore meno di 5 anni fa. Il motivo del loro sopraggiungere sul mercato risiede nella volontà di sostituire in modo efficace e duraturo i vecchi sacchetti in plastica ultrasottile, i quali erano molto funzionali ma rappresentavano una grave minaccia per l’ambiente.

Solitamente, le shoppers biodegradabili vengono oggi realizzate con materiali green come amido vegetale (di mais, di patata, di grano, etc.), oppure con plastiche biodegradabili ottenute dalla fermentazione di zuccheri o lipidi.

Questi sacchetti, quindi, pur avendo un aspetto molto simile ai loro antenati non contengono plastica e dunque non rilasciano tossine né prodotti chimici. Hanno inoltre una robustezza sufficiente per essere utilizzate comodamente in diversi ambiti e possono essere smaltite facilmente una volta individuato il corretto bidone della raccolta differenziata.

Grazie alla diffusione delle shoppers biodegradabili, che ha riscontrato numerosi consensi, diverse aziende hanno iniziato a produrle e distribuirle anche online. In particolare, il sito “miniconfezione.it” si occupa da molti anni proprio di questo lavorando esclusivamente con materiali 100% made in Italy e nel pieno rispetto delle nuove norme a tutela dell’ambiente; l’azienda propone un ampio catalogo di shoppers biodegradabili, confezioni in diversi materiali, sacchetti in carta e packaging personalizzati che possono soddisfare ogni richiesta.

Quali sono i vantaggi degli shoppers biodegradabili?

Anche se il minor impatto ambientale è di certo il vantaggio più incisivo di questi nuovi sacchetti green, vi sono anche una serie di altri fattori che li rendono la scelta scelta migliore sotto molti punti di vista.

Anche il processo di produzione di ogni materiale ha infatti la sua influenza sull’inquinamento che può essere causato da un prodotto, per questo è necessario tenere in considerazione ogni più piccolo fattore al fine di ottenere un quadro chiaro della situazione. Vediamo quindi quali sono i vantaggi che le shoppers biodegradabili garantiscono, se paragonati ai vecchi sacchetti in plastica ultraleggera:

  1. Minori consumi ed emissioni. La produzione di bioplastica necessita di una quantità inferiore di energia elettrica e petrolio, così come risulta drasticamente ridotta anche l’emissione di carbonio nell’aria. Se confrontata, la creazione della plastica risulta essere fino a 5 volte più inquinante.
  2. Minor tempo per la decomposizione. Mentre la plastica può resistere nell’ambiente per moltissimi anni, le bioplastiche vantano un tempo di decomposizione decisamente inferiore se vengono abbandonate nell’ambiente poiché possono essere assorbite dal terreno. Inoltre, è facile riciclarle e smaltirle correttamente riducendo al minimo l’impatto sull’ambiente.
  3. Non sono tossiche. Come sappiamo, la plastica contiene prodotti chimici i quali vengono dissolti nell’ambiente quando viene decomposta o bruciata; per questo motivo si rivela un materiale potenzialmente pericoloso. Le bioplastiche, invece, non sono tossiche e non rilasciano nell’aria alcun tipo di sostanza nociva.
  4. Meno rifiuti nelle discariche. Dal momento che gli shoppers biodegradabili possono essere riciclati semplicemente inserendoli nell’apposito bidone della differenziata, possono essere smaltiti molto più velocemente e non si creano accumuli nelle discariche. E’ molto importante, però, assicurarsi di smaltirli correttamente.
  5. Aumento della consapevolezza. Oggi più che mai è necessario che tutti siano a conoscenza delle importanti problematiche ambientali, poiché l’inquinamento ha comportato enormi danni al nostro pianeta dei quali stiamo già pagando alcune conseguenze. La diffusione di prodotti ecosostenibili come i sacchetti biodegradabili contribuisce ad aumentare la consapevolezza e l’interesse riguardo a queste realtà.

Cosa dice la legge in merito?

La diffusione degli shoppers biodegradabili è stata una conseguenza della legge entrata in vigore nel 1 Gennaio 2018, la quale aveva il preciso scopo di ridurre l’inquinamento e l’impatto ambientale causato dai vecchi sacchetti in plastica ultraleggera, tipicamente utilizzati nei supermercati.

Secondo le direttive della suddetta legge, tutti i sacchetti di spessore inferiore a 0.015 millimetri utilizzati per imbustare gli alimenti devono essere biodegradabili, certificati e compostabili. La quantità di materia prima rinnovabile al loro interno, inoltre, non doveva mai essere inferiore al 40%; negli anni successi questa percentuale è poi salita progressivamente, fino ad arrivare all’attuale 60%.

Anche se inizialmente queste nuove direttive generarono una discreta quantità di polemiche, e anche dello scetticismo, oggi la stragrande maggioranza degli esercenti utilizza esclusivamente shoppers biodegradabili, dei quali tra l’altro deve comunicare esplicitamente il prezzo (che non può in ogni caso superare i 3 centesimi).

Anche se l’utilizzo di queste shoppers amici dell’ambiente non è sufficiente a risolvere del tutto il problema dell’inquinamento causato dalla plastica, si è trattato di un primo grande passo nella giusta direzione. Anche oggi, ovviamente, queste regolamentazioni restano in vigore.

Sempre nel rispetto della stessa legge in vigore dal 2018, vi sono ulteriori direttive che non riguardano esclusivamente le shoppers ultraleggeri: le borse riutilizzabili per i generi alimentari, ad esempio, sono idonee solo se contengono una quantità di plastica riciclata pari o superiore al 30%, mentre le borse alimentari per i generi non alimentari devono essere composte almeno al 10% da plastica riciclata.

In considerazione di una sempre maggiore consapevolezza sui problemi ambientali, tuttavia, in un prossimo futuro tutte queste regolamentazioni saranno destinate a divenire sempre più severe fino a che l’utilizzo delle materie altamente inquinanti come la plastica non sarà stato drasticamente ridotto.