Con la pandemia da Covid-19 sono sicuramente cambiate le abitudini di molte persone, soprattutto in Italia ma anche nel resto del mondo come la Gran Bretagna, le quali hanno riscoperto l’importanza e l’utilizzo di alcuni prodotti, per ottimizzare l’efficienza delle proprie azioni e minimizzare gli sprechi, specie in tempi di incertezza economica oltre che sociale come quelli che stiamo vivendo.
Nello specifico, vista la sostanziale impossibilità di molte persone di potersi recare effettivamente in negozi come ristoranti o altri dedicati a consumo di cibo, c’è un nuovo boom di prodotti monouso durante la pandemia, specialmente tutti i contenitori per il packaging degli alimenti.
Sebbene infatti la tendenza prevalente di governi e altre associazioni attenti all’ambiente sia quella di minimizzare il consumo è l’utilizzo di prodotti monouso, la presenza della pandemia ha portato un boom dei prodotti monouso per via della loro sostanziale sicurezza nell’utilizzo, vista la possibilità di gettare via il prodotto una volta che si è consumato il suo contenuto.
Rallentamento dei progetti ecosostenibili
Mentre da un lato infatti l’emergenza sanitaria ha portato uno stop o quantomeno un rallentamento nella sensibilizzazione e diffusione di particolari progetti relativi all’ambiente, nella direzione opposta si sono mosse le abitudini di produttori e consumatori, i quali hanno cominciato a mettere sul mercato e utilizzare senza più alcun ritegno prodotti anche a base di plastica usa e getta per far fronte alle esigenze le clienti e le necessità di risparmiare in tempi di incertezza.
Questo trend non è solamente un pensiero ma è stato dimostrato dai dati che hanno segnato un incremento nella produzione dei rifiuti da parte sia di privati cittadini che gli esercizi pubblici come ristoranti, caffetterie, bar, fast food e così via. I prodotti monouso durante la pandemia sono stati considerati comunque indispensabili e in tal senso è stata necessario per tutti abituarsi, laddove possibile, cercando anche di contemperare le esigenze di economicità a fattori di tutela ambientale per evitare un exploit veramente dannoso dell’inquinamento.
Questo faccia a faccia inaspettato con il consumismo ha portato le realtà industriali a confrontarsi in maniera chiara e cristallina con tutti quelli che sono i limiti e i punti negativi il modello consumistico della società occidentale, aprendo la strada ad una rinnovata visione del mondo e alle esigenze di tutela dell’ambiente che passa attraverso i gesti dei piccoli giorni anche posti durante le attività lavorative. In particolare diventa fondamentale leggere quello che è stato il consumo dei prodotti monouso durante la pandemia in relazione ai 17 obiettivi che si è posta l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo ambientale e climatico mondiale: il numero 12 in particolare insiste sulla necessità di rendere il consumismo occidentale un modello che sia sostenibile sia per l’ambiente che per le catene produttive.
Nuovi progetti e obiettivi per i prossimi anni
L’impegno espresso è infatti quello di ridurre sostanzialmente la produzione di rifiuti aumentando anche la possibilità di riciclo e di utilizzo dei materiali che non sono organici entro il 2030. Per questo motivo è bene sfatare alcuni miti secondo i quali il monouso offra una maggiore protezione nei confronti dei virus e, nello specifico appunto il sars COV 2, ogni altra malattia in genere si è batterica che virale. Per via di una esagerata risposta dei governi e delle comunità locali, la pandemia ha portato delle abitudini e un modello di utilizzo di prodotti monouso assolutamente sbagliata: è il caso per esempio dell’obbligo dell’utilizzo di guanti usa e getta per fare la spesa o per altre attività, ovvero la sempre più costante disinfestazione con prodotti chimici eseguita su superfici di ogni tipo per timore che il virus si trasmettesse già anche toccando le pareti o superfici di ogni tipo, anche quelle dei contenitori per il cibo che anzi erano ritenute ha torto un maggiore rischio di contagio perché a differenza di altre cose il cibo non poteva essere lavato o sterilizzato.
Fortunatamente negli ultimi tempi queste dicerie sono state smentite e governi locali, unità di alcune promozioni e proposte di alcuni enti o società, hanno portato ad un’inversione di tendenza nell’utilizzo di prodotti monouso durante la pandemia. Le confezioni per il cibo, ovvero di contenitori da asporto, possono infatti essere riutilizzati senza alcun tipo di problema e anzi sono una pubblicità positiva per molti business e altre attività ristoratrici come bar e ristoranti, perché permettono di abbattere alcuni costi e lasciano una opinione positiva all’interno del cliente che visita il nostro negozio. Per questo motivo dotarsi di confezioni per l’imballaggio del cibo da asporto può essere una buona idea, soprattutto se personalizzandole con i loghi della propria attività o con ogni altra immagine venga in mente e che brilli per originalità e bellezza.
L’impegno del Regno Unito: la City to sea
Questi presupposti sono confermati da alcune esperienze fatte in Inghilterra da un’organizzazione ambientalista chiamata City to sea. Lo scopo di questa attività è stato quello di spingere i coffee shop del Regno Unito a adottare modelli per cui i consumatori si lo davano della propria tazzina per il consumo di caffè invece che utilizzarne una usa e getta fornita dal ristoratore. Questo modello è stato diffuso anche ad ottime pubblicità dove veniva illustrato sostanzialmente la difficoltà di infettarsi in questa maniera, unita comunque procedure disinfettanti degli oggetti toccati da parte delle persone.
Nello specifico per quanto riguarda gli Starbucks aderenti a questa iniziativa, il pannello o vassoio che veniva toccato era igienizzato in maniera ecologica prima di essere utilizzato nuovamente da un’altra persona. In generale questo tipo di iniziativa non è però applicabile ad altri tipi di ristorazione, dove in questi casi è necessario agire in maniera diversa dotandosi magari di packaging per l’asporto che è però non sia un prodotto monouso come quelli usati in pandemia ma possa essere riciclato nel corso del tempo si ha per un nuovo utilizzo che buttandolo negli appositi sacchetti o dispenser per la raccolta differenziata.
Per abbattere il consumo di prodotti monouso iniziato con la pandemia è dunque una buona idea dotare il proprio ristorante di prodotti e contenitori per il cibo riutilizzabili da parte dell’utente in caso di un nuovo acquisto presso lo stesso negozio, ovvero che possa essere riciclato tramite gli appositi bidoni grazie all’utilizzo di materiali che non presentano plastica o altri tipi di sostanze che possono essere inquinanti. Il packaging per un negozio alimentare è infatti fondamentale, perché offre alla ristoratore la possibilità di risparmiare sull’imballaggio acquistano prodotti riciclati o comunque riciclabili, mentre mette in condizione l’utente finale di poter riutilizzare quel pacchetto assorbendo anche una pubblicità che potrebbe essere impressa sui bollini o sulla confezione.
Per questo motivo è bene studiare in maniera approfondita il tipo di packaging da acquistare e fare in modo che non sia usa e getta o brutto da vedere: a guadagnarne saranno sia l’ambiente che gli introiti economici del proprio esercizio.