Piatti e posate monouso: le nuove direttive europee

Negli ultimi anni, il problema legato all’inquinamento ambientale è entrato prepotentemente a far parte dell’agenda di governi di tutto il mondo, a causa dell’impatto che questo può avere sulla popolazione e più in generale sulla salute del mondo. A tal proposito, i governi hanno deciso di intraprendere azioni volte a tutelare l’ambiente, limitando l’uso di alcuni prodotti molto inquinanti e fornendo informazioni alla popolazione sempre più aggiornate per sensibilizzarla sul problema, che non può essere più posticipato.

A tal proposito, anche l’Unione Europea ha proposto ai suoi stati membri delle direttive per limitare l’accumulo di rifiuti e per ridurre l’impatto sull’ambiente, e l’ha fatto con la direttiva SUP relativa all’incidenza dei prodotti di plastica monouso (SUP sta per Single Use Plastic), emanata a luglio 2019. Pertanto, l’Italia ha recepito la direttiva con un decreto legislativo in atto a partire dal 14 gennaio 2022. Ecco tutte le informazioni a riguardo e gli aspetti salienti della norma da conoscere.

Limite all’uso di plastica monouso: cosa prevede il decreto legislativo

Volto a recepire la direttiva dell’Unione Europea, il decreto legislativo G.U. n. 285 del 30-11-2021, che è entrato in vigore a partire dal 14 gennaio 2022, prevede diverse norme. La più importante e stringente è senza dubbio quella legata al divieto assoluto per gli esercenti di vendita di prodotti di plastica monouso non biodegradabili e non compostabili. Sebbene l’impatto principale di questa norma si abbia su posate, piatti e bicchieri di plastica comunemente utilizzati, in realtà la norma interessa una fetta di mercato molto più ampia.

Tra i prodotti inclusi nella normativa, ad esempio, è possibile includere cannucce, agitatori, tappi, ma anche cotton fioc. Inoltre, nella norma viene specificato anche i prodotti oxo-degradabili non sono più ammessi alla vendita. Questi dispositivi in plastica prevedevano l’aggiunta di un additivo atto a favorire la frammentazione dell’oggetto se esposto a raggi ultravioletti o al calore. La frammentazione, quindi, avrebbe facilitato la disintegrazione. Tuttavia, già in passato erano stati sollevati dubbi circa l’utilità di questi additivi.

Naturalmente, il decreto legislativo consente anche a tutti gli esercenti che hanno acquistato prodotti in plastica non compostabile e non biodegradabile di smaltire le proprie scorte. Tuttavia, questi esercenti devono essere in grado di dimostrare che l’acquisto di questi materiali è avvenuto in data antecedente all’entrata in vigore della normativa italiana. Per coloro che non rispettano la legge sono previste delle sanzioni non trascurabili. Le sanzioni possono infatti andare da 2.500 € a 25.000 €.

I prodotti in plastica che resistono ancora sul mercato

Nonostante l’apprezzamento della legge da parte di enti volti a tutelare l’ambiente e l’ecosistema, sono stati sollevati altri dubbi relativamente alla possibilità di eliminare dal commercio la plastica con il regolamento 14 gennaio. Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha espresso la propria perplessità in merito alla presenza in commercio di prodotti alternativi a quelli in plastica monouso, ma la cui vendita – stando al testo entrato in vigore il 14 gennaio – è ancora ammessa.

In particolare, Ciafani afferma che alcuni produttori stanno producendo dei prodotti in plastica che hanno caratteristiche simili a quelli monouso (soprattutto in termini di impatto ambientale), ma che possono essere lavati e riutilizzati altre (poche) volte. Il destino di questi prodotti, dopo il limitato numero di sciacqui e riutilizzo, è comunque quello di finire in discarica. Pertanto, con questi prodotti in commercio, il problema legato all’uso della plastica monouso non è del tutto risolto. Per il presidente di Legambiente, infatti, la messa in commercio di questi prodotti può avere un impatto negativo molto forte, addirittura aumentando il consumo di plastica.

Inoltre, secondo alcuni esperti pare che la norma italiana vada in contrasto con le direttive europee, infrangendone diversi punti. Ad esempio, la direttiva dell’Unione Europea non prevede l’utilizzo di prodotti destinati a entrare in contatto con gli alimenti (piatti e posate) biodegradabili e compostabili, cosa che è invece ammessa dal regolamento italiano. Il regolamento italiano afferma che i prodotti possono essere considerati biodegradabili se contengono almeno il 40% di materiale ecologico (percentuale destinata a salire al 60% a partire dal 2024).

Inoltre, il decreto legislativo italiano non propone informazioni e regole circa l’impiego di prodotti rivestiti con al massimo il 10% di materiale in plastica, la cui regolamentazione era richiesta dalla direttiva europea. A seguito di queste violazioni, quindi, non è da escludere che l’Unione Europea apra una procedura di infrazione contro l’Italia. Infine, a detta di alcuni esperti, la possibilità di spostare i consumi monouso verso altri prodotti non può funzionare, poiché sarebbero i materiali utilizzati alternativamente a rappresentare un pericolo per l’ambiente, sul lungo termine.

L’esigenza di rieducare i cittadini

A tutte queste problematiche legate all’adozione del decreto legislativo entrato in vigore il 14 gennaio, si aggiunge un altro problema di ordine pubblico. Al momento, infatti, l’utilizzo di plastica monouso biodegradabile o compostabile è ammesso in Italia, ma per far sì che si osservi un vero beneficio in termini di impatto ambientale, è fondamentale che i cittadini siano preparati in merito allo smaltimento di questi rifiuti. Se questi rifiuti vengono considerati alla stregua delle alternative in plastica non biodegradabile, il loro smistamento nell’ambito della raccolta differenziata diventa inefficiente.

È dunque fondamentale un processo di rieducazione da parte degli enti preposti, volto a consigliare ai cittadini la maniera più idonea di smaltire questi rifiuti, in modo da minimizzare l’impatto ambientale. Questo processo deve partire sicuramente dalla scuola dell’obbligo, ma deve essere esteso anche a tutti coloro che, nel corso del tempo, non hanno avuto a propria disposizione gli strumenti necessari per effettuare una raccolta differenziata responsabile, corretta ed efficace.

Conclusioni

Il regolamento che l’imita l’uso di prodotti monouso in plastica entrato in vigore il 14 gennaio 2022 è senza dubbio un importante passo avanti nella lotta all’inquinamento e all’accumulo di rifiuti che non possono essere smaltiti in tempi ragionevoli senza recare danno all’ambiente. Tuttavia, a detta degli esperti del settore, servono norme ancora più stringenti, che possano effettivamente limitare al minimo l’uso di questi prodotti monouso poco ecosostenibili e certamente non biodegradabili.  La tolleranza verso posate e bicchieri monouso compostabili e biodegradabili, infatti, non risolve di fatto il problema.

Sarebbe molto più utile, invece, utilizzare delle strategie che dissuadano i cittadini dall’utilizzo di oggetti monouso. Il processo, chiaramente, è molto lungo, anche se tutti gli stati stanno andando nella medesima direzione, con obiettivi legati alla sostenibilità ambientale prefissati entro il 2035. A tutto ciò, inoltre, va aggiunta una campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema molto potente e capillare, che raggiunga tutti gli italiani e che fornisca loro gli strumenti indispensabili per tutelare correttamente l’ambiente grazie a strumenti come la raccolta differenziata.